Era il 7 marzo del 1991 quando l'Italia scoprì di essere una terra promessa per migliaia di albanesi. Quel giorno arrivarono nel porto di Brindisi, a bordo di navi mercantili e di imbarcazioni di ogni tipo, 27.000.
Fuggivano dalla crisi economica e dalla dittatura comunista in Albania. Un esodo biblico, il primo verso l'Italia: in un primo momento se ne contarono 18.000, ma con il passare delle ore il numero di profughi salì a 27.000 Qualche mese dopo con l'arrivo, questa volta a Bari, di un’altra ondata di migranti su una nave che arrivava dall'Albania. L'8 agosto 1991 attraccò nel porto di Bari il mercantile partito da Durazzo con ventimila clandestini a bordo. Fu il secondo grande sbarco in Puglia. Gli albanesi furono trasferiti dalla banchina del porto allo stadio della Vittoria. Quel giorno lascia impresso nella memoria collettiva le immagini della nave "Vlora" con a bordo migliaia e migliaia di persone.
Con il Professor Francesco Vietti, si sono analizzate le ragioni politiche e sociali di quell’esodo e come il nostro Paese affrontò le ondate migratorie provenienti dall’Albania. Si è anche discusso di com’ è oggi percepita l’Albania, da molti italiani come il Paese delle possibilità. L’incontro ha sfruttato linguaggi differenti: video, fotografie e testimonianze hanno arricchito un tema complesso. Intanto ad Asti, sabato scorso è nato il percorso formativo di lingua e cultura albanese. Una scuola che si chiama “Una radice albanese”.
Francesco Vietti, Antropologo, Professore presso l’Università degli Studi di Torino “Le ragioni politiche e sociali dell’ondata migratoria albanese e la gestione dell’accoglienza”
Ha coordinato Alessia Conti, giornalista e responsabile del progetto per la Fondazione Goria
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