La Cassa di Risparmio per la provincia di Asti nacque il 25 gennaio del 1842 per iniziativa dell’Intendente del Re, il cavalier Serra: quel giorno si riunirono sotto la presidenza del Vescovo di Asti, monsignor Filippo Artico, 200 sottoscrittori – titolari delle prime 200 azioni da 50 lire – tra cui i più influenti nomi della nobiltà astese, molti dei quali discendenti dai “casanieri” (i banchieri astigiani) del Medioevo.
L’atto formale che diede l’avvio alla costituzione fu il regolamento organico – redatto da un’apposita commissione e approvato il 7 marzo del 1843 – che enunciava fin dai primi articoli le finalità dell’impresa: “con autorizzazione di Sua Maestà è stabilita nella città di Asti una Cassa di Risparmio e di Previdenza.
Questa cassa è destinata a ricevere, e a rendere fruttiferi, i risparmi delle persone laboriose e delle classi meno agiate della Provincia”. La Cassa aprì i battenti il primo giorno di mercato del 1844, mercoledì 3 gennaio: gli uffici, all’ultimo piano del Palazzo municipale, erano aperti al pubblico nei due giorni di mercato della settimana (mercoledì e sabato). Nel corso di oltre un secolo e mezzo di storia, le vicende della Cassa sono state intimamente collegate alla vita e alla storia della città di Asti: l’istituto di credito ha infatti confermato e consolidato nel tempo il rapporto privilegiato con le istituzioni pubbliche e la sua attenzione per gli investimenti nei progetti di sviluppo del territorio, attraverso le azioni a scopi benefici e i finanziamenti a favore delle aziende agricole del circondario e per la crescita di nuove industrie locali.
L’archivio storico della Cassa di Risparmio di Asti è stato acquisito in comodato dalla Fondazione Giovanni Goria con due versamenti, nel 2007 e nel 2009: il primo ha riguardato i libri verbali del Consiglio di Amministrazione, il secondo il resto della documentazione, comprensiva di quella relativa ai fondi aggregati. Al momento dell’acquisizione delle carte si è scelto di considerare facente parte dell’archivio storico tutta la documentazione antecedente all’ultimo quarantennio – seguendo quanto prescritto dal Codice dei Beni Culturali (d.lgs. n. 42/2004) per gli archivi delle amministrazioni statati e degli enti pubblici – salvo poche eccezioni, lasciando in questo modo presso il soggetto produttore la documentazione più recente, che verrà periodicamente versata all’archivio storico.
L’archivio – un totale di 70 metri lineari di materiale – conserva la documentazione prodotta dall’istituto di credito dal 1843 (l’anno successivo alla sua fondazione) fino alla fine degli anni Settanta del secolo scorso. Oltre al cospicuo fondo Cassa di Risparmio di Asti (1843-1977, con documentazione all’anno 1988) del complesso documentario fanno parte sei fondi aggregati: il Monte di Pietà di Asti (1730-1983), la Banca Astese (1925-1937), la Banca Agraria Bruno & C. (1925-1978), il Piccolo Credito Agrario di Castelnuovo Belbo (1931-1946), la Banca Popolare Cooperativa di Bubbio (1930-1938), la Banca Agricola Commerciale di Moncalvo (1923-1950). Si tratta di istituti di credito attivi nell’Astigiano, di cui la Cassa assunse la liquidazione o che furono incorporati della Cassa stessa (è il caso del Monte di Pietà e della Banca Bruno & C.) tra l’inizio e la seconda metà del secolo scorso.
Le carte che fanno parte dell’archivio storico della Cassa sono in primo luogo di natura contabile e amministrativa; ciononostante una significativa parte del fondo è rappresentata da alcune tipologie documentarie che consentono di considerare il ricchissimo corpus pervenuto alla Fondazione Goria non solo la base per la ricostruzione della memoria e dell’identità della banca, ma anche una fonte importante per la storia sociale, politica ed economica del territorio: gli atti costitutivi (statuti e regolamenti), le delibere del Consiglio di Amministrazione, la corrispondenza (con istituti di credito, associazioni, aziende e privati), i documenti che testimoniano l’attività benefica e di pubblica utilità svolta dalla Cassa nel corso degli anni, senza dimenticare il materiale iconografico (fotografie e stampe) relativo alle sedi dell’istituto, alle inaugurazioni delle filiali, a momenti della lunga storia dell’istituto.
Il fondo principale Cassa di Risparmio di Asti consta di 1385 unità archivistiche ed è articolato in 13 serie, ricostruite – in mancanza di titolari, inventari e altri strumenti di corredo originali – in massima parte sulla base delle funzioni dell’istituto e di un’attenta analisi degli atti costitutivi: “Statuti e regolamenti”; “Consiglio di Amministrazione”; “Direzione generale”; “Segreteria”; “Contabilità”; “Depositi”; “Titoli”; “Filiali”; “Fidi, Conti correnti, Portafoglio Italia e Estero”; “Ispezioni Banca d’Italia”; “Patrimonio immobiliare”; “Personale”; “Miscellanea”.
Tra i fondi aggregati versati insieme a quello principale della cassa è di particolare interesse l’archivio del Monte di Pietà di Asti (1730-1983). Eretto nel 1575 per volontà del Vescovo di Asti, monsignor Domenico Della Rovere, era nato, alla stregua di altri “monti” attivi in Italia fin dal XV secolo, per adempiere quell’attività di piccolo prestito su pegno ai “pauperes pinguiores”, e, come si legge nello statuto del 1874, per “portare soccorso all’indigenza con imprestito di denaro mediante pegno verso la corrispondenza di un tenue interesse”.
Il Monte di Pietà fu incorporato nella Cassa di Risparmio nel 1944, con un deficit da salvare e con uffici e strutture da rinnovare. Il servizio fu completamente ristrutturato, reso più agile e rispondente ai tempi: inizialmente fu posto alle dipendenze dell’Ufficio Portafoglio (sezione Operazioni su pegno) per poi diventare la sezione Credito su pegno della Cassa di risparmio di Asti.
L’archivio del Monte di Pietà è costituito, in parte, dalle carte del Monte ereditate dopo l’incorporazione, in parte, dalle carte prodotte dalla sezione Credito su pegno della Cassa di Risparmio di Asti, conservate insieme a quelle originarie del Monte; consta di 168 unità archivistiche per 3 metri lineari, articolate in 9 serie: “Statuti e regolamenti”, “Patrimonio e rendite”, “Amministrazione”, “Contabilità”, “Personale”, “Attività di gestione dei pegni”, “Aste”, “Ispezione Monte dei pegni”, “Documentazione miscellanea”.
Da segnalare poi la documentazione, 3,5 metri lineari, del fondo aggregato ‘Banca agraria Bruno & C. (1925-1978). Fondata ad Asti nel 1925 con la denominazione “Banca agraria di depositi e prestiti, Scassa, Appiano, Bruno & C.”, aveva sede ad Asti e dipendenze a Montechiaro e a Mombercelli.
All’inizio degli anni Sessanta si aggiunsero le filiali di Antignano, Buttigliera, Castagnole Monferrato, Cisterna, Mombercelli, Mongardino, Montechiaro, Portacomaro, San Martino Alfieri e Scurzolengo. Nel 1971 la Banca agraria Bruno & C. venne incorporata dalla Cassa di Risparmio di Asti, che le subentrò così in tutte le filiali aperte in Provincia.
Fatta eccezione per i documenti più antichi rinvenuti nel fondo – il quaderno dei soci (1925-1934), la raccolta dei verbali delle assemblee ordinarie e straordinarie dei soci (1927-1947) e i registri di copialettere (1934-1941 e 1946-1948) – i documenti coprono un arco cronologico che va dagli anni ‘50 al 1974.
Per quanto riguarda, infine, i restanti fondi aggregati – la Banca Astese, la Banca popolare cooperativa di Bubbio, il Piccolo credito agrario di Castelnuovo Belbo e la Banca agricola commerciale di Moncalvo – la documentazione pervenuta riguarda in massima le procedure di assunzione, gestione e chiusura della liquidazione da parte della Cassa di Risparmio di Asti.
I lavori di descrizione, ordinamento, condizionamento e inventariazione dell’archivio storico della Cassa di Risparmio di Asti sono durati due anni e si sono conclusi nel giugno 2012, dopo aver ottenuto l’attestazione di regolare esecuzione da parte della Soprintendenza archivistica per il Piemonte e la Valle d’Aosta.
Nel 2015 è stato pubblicato L’Archivio storico della Cassa di Risparmio di Asti e fondi aggregati (1730-1988), con cui è stato messo a disposizione di un più vasto pubblico l’inventario del complesso documentario, corredato di saggi di approfondimento storico, politico, sociale ed economico.
L’archivio storico della Cassa di risparmio di Asti si presenta come un complesso articolato di carte che riflette le molteplici funzioni che nel tempo l’istituto ha assunto, incrementato, dismesso. Ciò è ampiamente documentato sia attraverso le carte del fondo principale (Cassa di risparmio di Asti,1846-1988), sia attraverso la documentazione dei fondi aggregati: il Monte di pietà di Asti (1730-1983), la Banca agricola commerciale di Moncalvo (1923-1950), la Banca astese (1925-1937), la Banca agraria Bruno & C. (1925-1978), la Banca popolare cooperativa di Bubbio (1930-1938), ilPiccolo credito agrario di Castelnuovo Belbo (1931-1946).
Le carte che fanno parte dell’archivio storico della Cassa sono in primo luogo di natura contabile e amministrativa; ciononostante una significativa parte del fondo è rappresentata da alcune tipologie documentarie che consentono di considerare il ricchissimo corpus pervenuto alla Fondazione Goria non solo la base per la ricostruzione della memoria e dell’identità della banca, ma anche una fonte importante per la storia sociale, politica ed economica del territorio.
La pubblicazione dell’inventario da parte della Fondazione Goria (2015) ambisce pertanto non solo a riproporre la rappresentazione analitica dell’archivio storico della Cassa di risparmio di Asti e dei suoi fondi, ma anche ad andare oltre la funzione di strumento di corredo archivistico per venire incontro a finalità più ampie e orientare un più vasto pubblico di lettori interessati ad approfondire la sedimentazione della memoria della Cassa attraverso le sua carte. Per questo motivo un significativo spazio è lasciato ai saggi di approfondimento storico, politico, sociale ed economico che precedono l’inventario: sulle casse di risparmio in Piemonte (Bermond); sulla tradizione dei “Lombardi”, i prestatori-operatori economici astigiani nel Medioevo (Pia); sulla realtà delle casse rurali nei primi decenni del secolo scorso (Forno); sulle radici etiche del credito (Remotti); sul riordino dell’archivio della Cassa di Risparmio di Asti nell’ambito degli interventi sugli archivi bancari nel panorama nazionale e regionale (Brunetti); infine, sull’importantissimo ruolo svolto dagli istituti culturali italiani per la conservazione e la trasmissione della memoria (Nardelli).
L’inventario intende infine rappresentare un contributo al processo di valorizzazione del patrimonio archivistico della Cassa e un’occasione per conservare l’identità e la memoria storica dell’istituto, insieme a quella della sua città: anche per questo è grande la soddisfazione della Fondazione per avervi preso parte.